Cinque mesi

È l’inizio dell’estate? È la fine dell’inverno? Sono ancora in Toscana? Sono già nel Salento? In Sardegna? Nella mia amata Corsica? Chiudo gli occhi e annuso l’aria. Ha l’aroma inconfondibile della libertà dello zaino in spalla, della mattina fresca, dei passi, della vita che ho scelto. 

È il terreno che Nina annusa sentendo mille cose in più rispetto a quelle che sento io, sono le chiacchiere tra le persone che cominciano a conoscersi e a raccontarsi. È la traversata Oriolo-Bracciano, é il sentiero Pasolini, é il Colle di Vizzavona, é la spiaggia del Poetto. Sono i luoghi che amo, che conosco bene, dove cammino da sempre, che rivedo come vecchi amici dagli occhi buoni. È l’inizio di un’avventura, di un viaggio, anche piccolo, anche solo un giorno. 

È la vita che ho visto, che mi porta a incontrare tanti volti, a condividere tante parole ed emozioni. C’è chi entra nell’atmosfera di più, chi ascolta e si immerge, chi non smette mai di guardare il cellulare, chi riflette, chi domanda, chi ruba ogni immagine, chi guarda lontano e chi le proprie scarpe, chi pensa solo alle foto che pubblicherà sui social, chi sbuffa ad ogni pausa e chi si gode solo e sempre il viaggio e della meta non importa. 

Non vedo l’ora di essere a casa. Non vedo l’ora di partire. Ma quando torno. Ma sto tornando o sto partendo? Sto scappando o sto scoprendo? Arrivo a destinazione o finisco di viaggiare? Poi torno. Poi arrivo. Poi mi fermo. No, non mi fermerò mai. Non mi fermerà niente. Non mi sfuggirà niente. Non tornerò mai. 

E per qualche strano motivo é quando sono in treno che sento la nostalgia prendermi così violentemente che mi sembra di non voler più respirare, per fermare il tempo, quel tempo che la notte del 14 giugno si è fermato e nello stesso tempo si è messo a volare. Mi sembra che il tempo sia immobile a quella notte, a quello squillo di telefono, a quella corsa nel buio. E mi viene il pensiero più banale, che la vita è come questo treno che corre veloce, e io ci sono sopra e vorrei poter scendere e tornare indietro.

Anni fa, mi fermai a pensare che la mia era una piccola vita perfetta. Una vita che avevo costruito pezzetto per pezzetto, a mia immagine. E potrei, potrei scendere da questo treno, é dalla vita e dal tempo che non posso scendere e ogni giorno di più mi allontano dagli anni che abbiamo vissuto insieme e che non torneranno, che mi sembrano così vicini da sentire ancora la sua sciocca testa di cane sotto la mano, e così lontani da non sapere più come prenderlo in braccio con una mano sola. Una piccola vita perfetta. Da fuori, sembra tutto uguale. Dentro, tutto si aggroviglia. Il tempo si è fermato volando. 

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